Mietitrebbie New Holland

Storia delle mietitrebbie New Holland

Alla fine dell’Ottocento, la cittadina di New Holland, Pennsylvania, era poco più di una manciata di strade polverose circondate da campi di grano e mais. In un vecchio fienile adattato a officina, Abe Zimmerman, figlio di agricoltori mennoniti, passava le serate a riparare aratri storti e macchine falciatrici che tornavano dai campi malridotte. Si dice che tenesse il banco di lavoro acceso fino a tarda notte, la luce tremolante della lampada a petrolio visibile anche dalla chiesa del villaggio.

Nel 1895 decise che non gli bastava più rimettere in sesto gli attrezzi altrui. Cominciò a costruirne di propri, con una cura maniacale per gli ingranaggi e le saldature. Gli agricoltori della zona lo conoscevano per il modo in cui “ascoltava” il metallo, piegandolo senza farlo cantare. Così nacque quella che in breve tutti chiamarono New Holland Machine Company.

Gli anni passarono e l’officina divenne fabbrica. Negli anni ’30, mentre l’America cercava di rialzarsi dopo la Grande Depressione, l’azienda lanciò la sua prima mietitrebbia. Non era solo una macchina: per i contadini significava poter salvare un raccolto intero prima che arrivasse un temporale. Le prime prove nei campi attirarono vicini e curiosi, qualcuno arrivò a cavallo solo per vedere il tamburo che girava senza sosta.

Negli anni ’50 arrivò un modello che fece parlare di sé anche fuori dalla Pennsylvania, la New Holland 66, con un sistema di alimentazione più regolare che riduceva gli inceppamenti. Nel decennio successivo la Ford Motor Company acquistò il marchio: per i vecchi meccanici del paese fu uno shock, ma portò investimenti e linee di montaggio che permisero a New Holland di spingersi oltre l’Atlantico.

Quando, negli anni ’90, l’azienda entrò a far parte di CNH Global, le sue mietitrebbie erano ormai diffuse dall’America del Sud alle pianure russe. I modelli moderni portano sensori che misurano l’umidità del grano e sistemi di guida satellitare: un mondo lontano dalle notti in cui Abe Zimmerman, martello in mano, saggiava l’eco dell’acciaio.

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